È risaputo che il nostro cervello per carburare ha bisogno di una certa quantità di zuccheri. Quelli che derivano dal metabolismo dei carboidrati presenti negli alimenti sono il glucosio, il fruttosio e il galattosio.
Il glucosio è il monosaccaride più presente negli alimenti e viene utilizzato dal nostro cervello per produrre energia. Lo troviamo in svariati alimenti, dai farinacei alla frutta. Una volta assunto con l’alimentazione, il glucosio viene assorbito dalle cellule della parete intestinale e, attraverso il torrente circolatorio, raggiunge le cellule dei vari organi, dove viene metabolizzato per produrre energia.
Date le sue elevate esigenze metaboliche, il cervello dipende da un afflusso continuo di sostanze dal sangue. Essendo un organo abbastanza delicato, la sua protezione è affidata alla barriera ematoencefalica, responsabile della regolazione degli scambi di molecole tra sangue e fluidi cerebrali.
L’ingresso dei monosaccaridi nelle cellule avviene ad opera di differenti trasportatori specifici: trasportatori di glucosio dipendenti dal sodio e trasportatori indipendenti di sodio. Questi ultimi sono chiamati trasportatori GLUT. Tra tutti, i trasportatori GLUT4, presenti a livello cerebrale negli astrociti, nei neuroni e nelle cellule endoteliali, sono clinicamente rilevanti, in quanto permettono l’ingresso del glucosio nelle cellule solo in seguito ad attivazione da parte della molecola di insulina.
L’alta concentrazione di insulina che viene rilasciata dopo un pasto, quando la concentrazione di glucosio circolante nel sangue (glicemia) è alta, scatena una serie di reazioni che porta all’immagazzinamento del glucosio sotto forma di una molecola di riserva chiamata glicogeno. Inoltre l’insulina regola anche le funzioni delle cellule cerebrali, rafforza le connessioni sinaptiche tra i neuroni, aiutandoli a comunicare meglio e di conseguenza ricordare più facilmente. Di conseguenza il calo di insulina causato dall’assunzione eccessiva di zuccheri danneggia le capacità cognitive (Kullmann 2016).
Ma cosa succede al glucosio una volta che entra nelle cellule nervose?
Nei neuroni, ogni molecola di glucosio è ossidata tramite vari processi metabolici, attraverso i quali si arriva a generare ATP, la vera molecola energetica del nostro organismo.
Il cervello quindi si basa sugli zuccheri per funzionare. Ciò implica che il livello di glucosio nel sangue deve rimanere stabile. Qualsiasi diminuzione del livello di glucosio nel sangue ha conseguenze immediate sulle funzioni cerebrali. Ma non solo! Anche l’aumento del glucosio può avere delle conseguenze, in quanto l’iperglicemia sostenuta a lungo andare danneggia le nostre cellule, causando varie patologie (Haghighatdoost 2015). Il cervello svolge quindi un ruolo fondamentale nella regolazione del livello di glucosio nel sangue per garantire l’omeostasi del glucosio, il suo corretto equilibrio all’interno del nostro corpo.
Sicuramente vi sarà capitato almeno una volta di sperimentare un crollo della glicemia. Picchi alti e bassi di glucosio presente nel sangue possono far provare sintomi come irritabilità, repentini cambi d’umore e confusione. Alimenti molto zuccherini causano un incremento dei livelli di zucchero del sangue, seguiti da un rapido calo. Quando il livello di zucchero nel sangue crolla ci si può sentire ansiosi, lunatici o depressi. Questo è proprio il simbolo di un disequilibrio glucidico che il nostro corpo sta vivendo.
Alimenti ricchi di zucchero possono anche interferire col funzionamento di ormoni e neurotrasmettitori che ci aiutano a stabilizzare il nostro umore. Ingerire zuccheri stimola il rilascio della serotonina, un neurotrasmettitore i cui effetti migliorano l’umore. Tuttavia, attivarne costantemente la produzione può esaurirne le riserve, provocando sintomi che possono contribuire alla depressione.
Livelli cronici di zucchero troppo alti nel sangue sono stati anche collegati a infiammazioni cerebrali. Come suggerito da diverse ricerche, le neuroinfiammazioni potrebbero essere una delle cause di depressione e comportamenti ansiosi e possono portare a demenza. Un gruppo di ricercatori americani ha scoperto che i livelli più alti di glucosio sono associati ad un aumentato rischio di demenza in popolazioni con e senza diabete (Crane 2013). I dati trovati suggeriscono che livelli più alti di glucosio possono avere effetti deleteri sull’invecchiamento del cervello e sottolineano le potenziali relazioni tra livelli elevati di emoglobina glicata o postprandiale, i livelli di glucosio ed esiti correlati alla demenza: livelli di glucosio più elevati possono contribuire a un aumento del rischio di questa patologia attraverso diversi meccanismi, compresi l’iperglicemia acuta e cronica, l’insulino-resistenza e l’aumento di patologie microvascolari del sistema nervoso centrale.
Le scelte alimentari che prendiamo quotidianamente sono pertanto legate alla probabilità di scatenare un’infiammazione cerebrale e di far insorgere un declino cognitivo.
Contrariamente a ciò che si pensa, anche consumare quantità eccessive di frutta può essere dannoso per il nostro sistema nervoso. Se consumato in bassa quantità, il fegato metabolizza il fruttosio in glucosio, tuttavia se consumato in eccesso, il fruttosio si riversa nel circolo sanguigno e può entrare in vari organi, compreso il cervello. Studi effettuati sull’uomo e sugli animali hanno dimostrato che il cervello reagisce all’assunzione elevata di fruttosio. Dagli studi si evince che il fruttosio attiva aree cerebrali diverse da quelle attivate dall’ingestione di glucosio; inoltre il carico di fruttosio non diminuisce la sensazione di fame rispetto alla diminuzione che avvertiamo se “mangiamo” glucosio (Page 2013; Lowette 2015). Il consumo eccessivo di fruttosio spinge pertanto il nostro organismo alla ricerca costante di cibo. Oltre a questo effetto che porta la popolazione verso l’iperfagia, è stato evidenziato che il consumo eccessivo di fruttosio altera altre funzioni cerebrali tra cui cognizione e umore (Wu 2014).
Una serie crescente di ricerche suggerisce che una dieta ricca di zuccheri potrebbe essere uno dei fattori che incrementano il rischio di essere affetti da Alzheimer. Un aiuto potrebbe derivare dal galattosio che non necessita di insulina per entrare nelle cellule. A tal proposito, Cerebro® ha messo a punto
Brain Aktiv,
composto da D-galattosio forte di estrazione 100% vegetale.
Tuttavia, in alcune aree cerebrali, i neuroni possono utilizzare “combustibili diversi” dal glucosio. È il caso dei corpi chetonici, di cui parleremo prossimamente.
Ciò che si deduce dalle varie ricerche che stanno emergendo nel campo fiorente della neuronutrizione è che un corretto apporto di zuccheri al cervello risulta importante per mantenere l’omeostasi ed evitare grandi oscillazioni che possono provocare danni a livello neuronale. Pertanto un corretto stile di vita risulta cruciale nel determinare un invecchiamento sano del nostro cervello.